Alberto Rondalli


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Padre Pio


PADRE PIO DA PIETRELCINA

Regia: Alberto Rondalli
Sceneggiatura: Alberto Rondalli e Marcello Siena
Direttore della fotografia: Aldo Di Marcantonio
Montaggio: Alberto Rondalli e Giulia Ciniselli
Scenografia: Sabrina Balestra
Costumi: Teresa Acone

Interpreti:
Antonio Buil Puejo (Padre Pio)
Renato Carpentieri (Padre Agostino)
Lucio Allocca (Padre Benedetto)
Tonino Taiuti (Mercurio)
TinaFemiano (la madre)
RiccardoZinna (Padre Paolino)
Achille Brugnini (Mons. Maccari)
Almerica Schiavo (la donna con la valigia)
Luigi Cervetti (sindaco)


Prodotto da SIRE PRODUZIONI srl per RAI 1
Durata 100 minuti
ITALIA 1997


SINOSSI

Il racconto parte dall'arrivo a San Giovanni Rotondo, nel 1960, di Monsignor Maccari, inviato del Papa per l'ennesima indagine sul Frate,e continua con un lungo salto all'indietro fino al momento dell'entrata in convento dell'allora quindicenne Francesco Forgione. La durezza della disciplina del convento e la personalità particolarmente sensibile del Frate, favoriscono il sorgere di una serie sempre più intensa di fenomeni mistici: estasi, apparizioni diaboliche, locuzioni divine ecc..varie vicissitudini, il più eclatante di questi fenomeni, la stimmatizzazione, rende pubblico lo stato del Frate.questo momento in poi intorno al piccolo convento del Gargano si scatena una tempesta ininterrotta di polemiche, indagini del Santo Uffizio, manifestazioni di devozione popolare sconfinanti spesso nel fanatismo, che non termineranno neppure con la morte del Frate avvenuta nel settembre del 1968. Il film si ripropone di illuminare in una luce inedita la figura di quello che è stato senz'altro uno dei mistici più importanti del cattolicesimo moderno.


Ugo Brusaporco (LA PROVINCIA)
La firma di un giovane autore di terra lecchese: Alberto Rondalli, trentasette anni, di Olginate, dove vive, Al secondo lungometraggio Rondalli mostra il suo particolare interesse per il mondo cattolico, la sua opera prima "Quam Mirabilis", infatti, aveva come soggetto il mondo di un convento, la fatica di essere suore. Qui l'argomento si fa più definito per un laico che si dice "molto interessato al cristianesimo". Per lui Padre Pio diventa: «Una figura perfetta per i credenti e non credenti, proprio per questo suo vivere la fede come scandalo, un atteggiamento che sicuramente contrasta con il vivere materialistico e poco spirituale di oggi», Il suo approccio alle vicende terrene di Francesco Forgione chiamato in religione Padre Pio da Pietralcina è da autore esperto, intanto ha un riferimento d'immagine preciso: il Caravaggio, tutte le luci del film sono così calibrate in una ricerca che supera il formalismo estetico per diventare un obbligo di punto di vista per lo spettatore, un modo di farlo riflettere su quanto vede, C'è poi un altro riferimento importante quello delle letture dal Vecchio Testamento, Giobbe 3, 1 eseguenti (Giobbe maledisse il giorno in cui nacque), e ancora Giobbe 38,3 è seguenti (Dio interroga Giobbe), e dal Nuovo, la Lettera di San Paolo al Corinti; 19 e seguenti (Distruggerò la sapienza dei sapienti), «Tre brani -spiega il regista -che riassumono la figura di padre Pio, ancora oggi visto solamente come un grande testimone della carità. Ma c'è molto di più nel percorso religioso di questo frate capuccino così conosciuto», Quello che sorprende nel film è la capacità di Rondalli di non cadere mai nell'ovvio, nello sceneggiato storico, la capacità cioè di avere rispetto del personaggio umano al di là dei fatti e dei contesti che lo accompagnano; siano essi due guerre mondiali, la febbre spagnola, il fascismo, l'ambiguità della Chiesa ufficiale indecisa sul come comportarsi con lui e troppo spesso censorea nei suoi confronti in un atteggiamento che isolava ancor di più un uomo estremamente solo. E la solitudine di padre Pio, la sua disperazione, il suo martoriato cammino di fede, sono esaltali dalla capacità del regista di rifiutarsi allo spettacolo tout court. Il risultato è un film di grande intensità, palpitante, sanguinante, come la fatica di credere oggi in un mondo dove il credere è forse un lusso. Girato in 16mm. magistralmente da Aldo di Marcantonio, il film si avvale dell'intensa interpretazione di Antonio Buoil Puejo, un Padre Pio continuamente alla ricerca di un modo per essere vicino al Cristo, ma è soprattutto la bella e semplice regia di Alberto Rondalli a dare valore ad un'operazione prodotta dalla Rai... era dai tempi di Rossellini che l'Italia non trovava un narratore così limpidamente didattico e profondo.


Roberto Nepoti (REPUBBLICA)
È passato a pochi giorni dalla «Maratona Padre Pio» di Rai Due, sullo schermo di Riminicinema, il film di Alberto Rondalli Padre Pio da Pietrelcina. La biografia comincia con l' ingresso in convento del giovanissimo Francesco Forgione (è il 1903) e si arresta negli anni Trenta, quando la devozione per il frate cappuccino ha già raggiunto livelli planetari; salvo un epilogo, un piano-sequenza di otto minuti, sulla morte (è il 1968) sentita da Padre Pio come un'attesissima liberazione dalle cose di questo mondo. Cresciuto alla scuola di Ermanno Olmi, studente in seminari con Eugenio Barba e Krzysztof Kieslowski, Rondalli non si sente un escluso dal recentissimo programma televisivo, che gli è parso circondato dal consueto alone agiografico e sostanzialmente mistificatorio. Il suo lavoro preparatorio per il film è andato esattamente nel senso opposto. Constatata l'inesistenza di biografie attendibili di padre Pio, il regista- sceneggiatore ha lavorato soprattutto sui suoi scritti autografi: una mole di lettere ai padri spirituali da cui emerge con tutta l' evidenza la figura di un grande mistico, formato alle letture devozionali di san Giovanni della Croce e santa Teresa di Avila. Anche la sua fìction, prodotta da RaiUno, è ascetica, scarna e contemplativa; le inquadrature sono lunghe e dilatate come in un film di Alain Cavalier o di Paolo Benvenuti, i colori lividi, i luoghi ricostruiti con puntiglio filologico. Padre Pio da Pietrelcina mette in scena le estasi del frate (impersonato con volto febbricitante da Antonio Buil Puejo) e ne sottolinea la profonda sofferenza secondo l' itinerario spirituale degli antichi mistici: il colloquio con la Divinità, le apparizioni diaboliche (che naturalmente Rondalli si guarda bene dal mostrare), le stimmate. Già nel corso degli anni '20 la devozione per il frate diventa un fenomeno di massa, non senza punte di fanatismo. I devoti si contano soprattutto tra la povera gente, mentre le gerarchie ecclesiastiche aprono indagini. Il clamore cresce intorno al piccolo convento del Gargano. Ma, assai più che su questi aspetti, il film è concentrato sul travaglio di Padre Pio, sui suoi dubbi espressi per iscritto o nelle conversazioni con Padre Agostino (Renato Carpentieri). Il momento di massimo rischio riguarda un episodio riportato da una fonte agiografica come un miracolo. Una donna si presenta a Padre Pio con una valigia in cui tiene il cadavere di un bambino e gli chiede di resuscitarlo. Lui le risponde che in suo potere c'è soltanto la preghiera. «È verosimile che la donna sia andata da Padre Pio con la richiesta di compiere un miracolo -commenta Rondalli - ma è del tutto inverosimile, addirittura in odore di eresia, che il miracolo sia stato fatto. I miracoli, per chi crede, li fa solo Cristo». Forse scontenterà i suoi devoti, ma la prima fiction su Padre Pio (se si esclude un film-santino intitolato La notte del profeta) non è una storia di prodigi. E’ un film austero e rispettoso che non ha nulla da spartire con un ex-voto per immagini.






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